Archivio per la categoria ‘attualità e società’

Tutti coloro che hanno avuto esperienze con il magico mondo delle ripetizioni sanno che questo curioso ambito, surrealmente sospeso tra l’illegalità e l’assoluta necessità, basato sulla parola data e sulla tariffa oraria non fa altro che riservare stupefacenti rivelazioni sulla psiche umana. Sono “docente” di fisica, insegno da tanti anni privatamente, soprattutto a studenti universitari in panico alle prese con il loro unico e gigantesco esame di fisica, che racchiude in un unico scritto quello che io ho studiato in circa due anni e mezzo e svariati esami. Tentando faticosamente di rendere piano inclinato e moto del proiettile avvincenti, interessanti e facilmente comprensibili, ne ho viste di tutti i colori, passando per tutte e cinquanta le sfumature di grigio. Oltre a vari studenti impegnati, puntuali, precisi e assolutamente meritevoli – devo ammetterlo! – ho avuto a che fare anche con disgraziati di varia specie, di cui ho l’onore e l’onere di andare a raccontarvi:50sfum

  • lo studente che si sente in colpa; è generalmente svogliato e pelandrone, quando si rende conto che non ce la farà mai a studiare tutto da solo, riempie la tua agenda con la sua sussiegosa presenza. Viene a lezione tutti i giorni, come se il rivolgersi ad un presunto guru della fisica classica avesse su di lui una funzione catartica, come se il mio tocco magico potesse infondergli la conoscenza assoluta e la voglia di studiare. Difetto: a casa non apre libro ed è convinto che basti guardare gli esercizi per saperli fare. Pregio: è puntuale e attento. Esito dell’esame: gli chiederanno un esercizio che avevamo svolto insieme e dichiarerà che l’ha sbagliato tutto. Cosa farebbe Mr. Gray: dominerebbe e sbranerebbe questa tenera preda rendendola dipendente da tale dominazione. 
  • lo studente con mania di controllo; ha studiato tutto, è decisamente al di sopra della media del suo corso, ha già fatto gli esercizi, ma non ha la minima autonomia lavorativa e necessita di continue conferme. Difetto: si interrompe spesso a metà di un esercizio impostato correttamente convinto di aver sbagliato tutto. Pregio: le tue lezioni si riducono ad una consulenza e hanno principalmente funzione motivazionale e rassicurante. Esito dell’esame: farà tutto giusto e verrà accusato di aver copiato. Cosa farebbe Mr. Gray: giocherebbe con la sua insicurezza incrinandone la debole psiche a suo vantaggio.
  • lo studente spocchioso; è convinto che tu dia lezioni per sport e per occupare tempo che altrimenti non sapresti come spendere. Non ritiene le tue competenze in materia e la tua disponibilità meritevoli di rispetto e di considerazione, ritiene tuttavia che tu possegga la bacchetta magica che gli farà passare l’esame. Molteplici difetti: arriva in ritardo alle lezioni senza avvisarti, ti paga quando lo ritiene opportuno, disdice le lezioni all’ultimo momento, a volte senza neppure avvisarti. Pregi: capito il soggetto, sai da subito di non poterti fidare e puoi prendere tutte le precauzioni necessarie. Esito dell’esame: probabilmente deciderà all’ultimo minuto di non andarci, senza farti sapere nulla. Cosa farebbe Mr. Gray: bondage, robuste funi e spessi bendaggi davanti alla bocca per ripristinare la disciplina.
  • lo studente imprevedibile; arriva dal nulla e nel nulla svanisce. Dopo un paio di lezioni concorda con te un accurato piano di lezioni a lungo o lunghissimo termine, per esempio ti dichiara di aver bisogno di te tre volte a settimana per tre mesi, oppure di venire tutti i giorni per tutta l’estate (giuro, è successo!). Tu entri in crisi, pensi di poter rinunciare anche alle vacanze estive, organizzi la tua agenda, pianifichi impegni e settimane per essere disponibile il più possibile. A questo punto, con estrema teatralità, lui si dà alla macchia lasciandosi dietro solo un sms in cui ti dice che non verrà più, magari eludendo abilmente il pagamento delle ultime due ore . Difetti: è un po’ come essere mollati, ma con molta meno tristezza e molto più nervoso. Pregi: qualora avessi bisogno di conferme, capisci di essere un gran signore rispetto a cotanta gentaglia. Esito del’esame (neurologico): follia e mentecattume. Cosa farebbe Mr. Gray: lattice e frustini, per castigare e punire in modo doloroso.
  • lo studente mandato dalla mamma; capisci che qualcosa non gira per il verso giusto quando ricevi la telefonata direttamente dalla mamma ansiosa, che fissa una lezione ignorando i disperati rifiuti di suo figlio. In genere pretende che tu vada a dare ripetizioni a domicilio, per paura che il suo pargolo si possa perdere per la strada e ti supplica di infondere in lui la voglia di studiare e diventare un secchione con tanto di certificato. Pregi: se proponi poco professionalmente una pausa merenda di venticinque minuti diventerai il suo eroe della settimana. Difetti: ti sentirai come un professore universitario a cui venga affidata una classe di scuola materna per tenere una conferenza sull’astrofisica. Esito dell’esame: sei scarso alla verifica successiva, per grazia ricevuta e pedata nel didietro. Cosa farebbe Mr. Gray: lattice e frustini, per castigare e punire in modo doloroso sua madre.
  • lo studente moroso; le tenta tutte per estorcerti un prezzo di favore, con la promessa da marinaio che verrà spesso e che porterà anche i suoi amici. Ti paga con forte ritardo nonostante le tue richieste di puntualità, fingendo di aver dimenticato il portafoglio a casa della bisnonna di Canicattì e tentando in ogni modo di farti sentire terribilmente in colpa. Pregi: puoi ricattarlo. Difetti: riuscirà in qualche assurdo modo a farti fare beneficenza. Esito dell’esame: quando lo saprai lui avrà già cambiato identità, connotati e domicilio per non saldare il suo debito. Cosa farebbe Mr. Gray: si prenderebbe una perversa rivincita su di lui bidonandolo la settimana prima dell’esame, proprio in occasione del prezioso ripasso che non riuscirà a fare senza di te.

Dare lezioni, come avete potuto constatare, comporta cinquanta e più sfumature di rischio, credete ad uno come me, che di studenti ne ha visti tanti! Si ringraziano la signorina Ely e lady Marcy per l’ispirazione e per alcuni dei racconti di prima mano, freschi freschi di giornata. Ogni riferimento a persone realmente esistenti e fatti realmente accaduti è da considerarsi puramente accidentale e interamente frutto della fantasia del lettore.

Se avete bisogno di lezioni, non esitate a contattarmi, nonostante tutto sono ancora in piena attività! Cordialmente vostro, Mr. Grey

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Ammetto che, fino ad un paio di giorni fa, questo termine era totalmente estraneo al mio vocabolario. Il problema del cyberbullismo è diventato però assolutamente concreto e diffuso, tanto da richiedere la creazione di questo neologismo. L’uso dei social network, negli ultimi anni, è progressivamente diventato appannaggio di giovani e giovanissimi, che, a partire anche dall’età di 12 o 13 anni, possiedono un account su Facebook o su Twitter, per mantenersi in contatto con gli amici o per conoscerne di nuovi. Purtroppo, però, risultano così anche molto più esposti alle più o meno subdole violenze di altri utenti. Da un’indagine condotta nel 2007 da Eurispes e Telefono Azzurro è risultato che circa il 33% dei bambini tra i 7 e i 14 anni (1 bambino su 3!!) si connette a internet da solo, senza alcun controllo da parte dei genitori. Ora, io non sono certo Catone il Censore, anzi, penso che sia assolutamente giusto e importante insegnare fin da piccoli l’autonomia e la responsabilità per le proprie azioni, ma resta il fatto che la mancanza totale di supervisione, fino ad una certa età, comporta inevitabilmente dei rischi. La presenza di uno schermo, di un mondo totalmente virtuale, elimina il cosiddetto “face-to-face contact”, spersonalizzando le interazioni tra utenti e facendo sentire tutti decisamente meno responsabili. La possibilità di entrare in rete servendosi di account falsi e nomi inventati, senza che nessuno conosca la vera identità del proprietario, inoltre, consente una grande libertà d’azione ai nuovi bulli, che, senza sporcarsi fisicamente le mani, procedono fondamentalmente indisturbati, in parte anche proprio perché nessun adulto, in molti casi, si preoccupa di chiedere loro che cosa stiano facendo nei loro pomeriggi davanti al pc. Sarebbero così moltissimi i ragazzini che, con frequenza quasi quotidiana, vengono pesantemente insultati, denigrati, maltrattati e – in alcuni casi – anche minacciati e ricattati. Uno per tutti, l’eclatante caso di Amanda Todd, ragazza di diciassette anni che, il 10 ottobre scorso decise di togliersi la vita. Qualche anno prima, Amanda si era avvicinata al mondo dei social network, ed era stata contattata – com’è ovvio – anche da sconosciuti. Scoprendo le videochat, si era lasciata andare a qualche piccola trasgressione, mostrando un seno in cam e venendo fotografata a sua insaputa. Per lei quell’errore – da molti stigmatizzato come segno di stupidità e debolezza giovanili – è stato  l’inizio dell’incubo. La foto è stata fatta circolare e sono stati creati account falsi su Facebook allo scopo di infastidirla, insultarla, infamarla. L’equilibrio psichico della ragazza è stato messo duramente alla prova da queste continue vessazioni, tanto da indurla a chiedere aiuto alla famiglia. Amanda è stata seguita da specialisti e sono state mobilitate persino le forze dell’ordine. Purtroppo, però, tutto questo non è stato sufficiente. Le persecuzioni sono ritornate, il molestatore non le ha dato tregua, continuando a divertirsi sadicamente nel vederla disperata. Amanda si è tolta la vita, vittima della cyberbullismo. Questo è un caso che potrebbe sembrare ai limiti, si potrebbe pensare che lei fosse un soggetto particolarmente debole e prono ai soprusi, ma io credo che situazioni simili a quella vissuta da Amanda siano più frequenti di quanto si sia portati a pensare. Facendo ricerche sull’argomento in questi ultimi giorni mi è capitato di imbattermi su Twitter in un’altra vittima del cyberbullismo.  Questa ragazzina aveva 11 anni quando si è trovata vittima dei bulli del web. Era veramente una bambina (frequentava le medie in un paesino qualunque) e non solo sconosciuti, ma addirittura i suoi compagni di scuola la tormentavano su internet, diffondendo e scrivendo a nome suo cose che lei ha definito “orribili”. Anche questa ragazza – ormai sono passati anni dall’esperienza che l’ha vista vittima del cyberbullismo – è arrivata a tentare il suicidio. Per qualche motivo – caso, fortuna, maggiore “forza”? – le è andata meglio che ad Amanda Todd. È ancora viva, ha cambiato scuola e ora si batte per aiutare chi come lei è preso di mira da bulli e cyberbulli, ma non per questo la sua esperienza si è conclusa. Quello che si è sentita dire ancora le rimbomba in testa e io mi chiedo, semplicemente, perché? Perché esistono situazioni del genere, in grado di rovinare la vita e minare l’autostima di tanti ragazzi e ragazze? In Italia esistono delle leggi che definiscono il reato di bullismo e, indirettamente, di cyberbullismo. Giuseppe Fioroni, Ministro della Pubblica Istruzione tra il 2006 e il 2008, ha inoltre predisposto un numero verde antibullismo (800669696), utilizzabile da scuola e famiglie. Forse però tutto questo non è sufficiente, se ancora il fenomeno è così diffuso.

cyberbullismo: un fenomeno tristemente diffuso

In questo momento, tantissimi ragazzi iscritti a Twitter stanno discutendo della questione. Come attirare l’attenzione dei media (alcuni articoli sono già comparsi su noti quotidiani online), quali volantini e video diffondere, come sensibilizzare le scuole e le istituzioni al problema. Sta girando, proprio su questo social network, una petizione (link qui). Non è chiaro se possa avere un reale valore formale o se miri principalmente – scopo parimenti nobile – a sensibilizzare la società sulla tematica. In ogni caso, i due giovani utenti @RiccHardHo (Fierb) e @Morwen si stanno attivamente battendo per questa causa e per diffondere presso il popolo di Twitter e non solo una maggiore consapevolezza al riguardo. Al neonato indirizzo e-mail noalcyberbullismo@live.it potrete contattare questi ragazzi per partecipare attivamente a questa iniziativa. Nel mare magnum di bimbiminkia e di pomeriggi passati sui social network a tempo totalmente perso, qualcuno finalmente si decide ad utilizzare i mezzi a disposizione per occuparsi di qualcosa di più importante.

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Dimmi che social network usi e ti dirò chi sei. Noi, studenti universitari più o meno stagionati e neo-disoccupati o neo-precari, siamo cresciuti con msn prima e facebook poi e – con nobili eccezioni – siamo tendenzialmente rimasti affezionati al genere. Al contrario, pare proprio che twitter, grazie al contatto diretto con le celebrità del mondo dello spettacolo, sia ogni giorno di più appannaggio della nuova generazione di teenager. I brevi tweet con cui si comunica, tanto ottimizzati per la diffusione di notizie, sono solo in rari casi utilizzati per intensi aforismi o ermetici pensieri. Per la maggior parte degli utenti bimbiminkia infatti, 140 caratteri rischiano di essere un baratro quasi impossibile da colmare con un fraseggio di senso compiuto privo di aberrazioni linguistiche. Ma non sono qui a scrivere per ergermi a giudicatore morale della gioventù bruciata di oggi: non è certo tanto peggio di quella di ieri, semplicemente all’epoca i social network erano appena all’inizio della loro diffusione e i decerebrati manifestavano la loro demenza in modo differente.

Fatto sta che, per tutti coloro che non fossero twitter addicted, all’interno di ogni breve messaggio pubblicato si possono inserire delle parole chiave, precedute da un cancelletto, che rappresentano delle #tendenze, ovvero argomenti in voga di cui tutti parlano. O meglio, twittano. La tendenza del giorno è #quellocheimieigenitorinonsanno, argomento su cui i nostri giovani e adolescenti utenti hanno dato il meglio del peggio di se stessi. Stereotipati in gruppi tematici, eccovi quindi rivelati i piccoli grandi segreti degli adolescenti che i loro genitori, così lontani dai cinguettii dei social network, non possono né devono venire a sapere:

  • quellocheimieigenitorinonsanno “è che sono un pervertito/una pervertita e sotto questo aspetto da angioletto in realtà si nasconde una gran voglia di fare sesso in tutte le posizioni del kamasutra. Non sanno che faccio continuamente sogni erotici sul mio vicino di casa/la compagna di banco/la prof di matematica, che sono veramente un adolescente trasgressivo e che capisco le battute a doppio senso molto meglio di loro.” Ma tu pensa. Chi se lo sarebbe mai immaginato che durante l’adolescenza si è vittime di tempeste ormonali? Cari piccoli utenti, dormite pure sonni tranquilli, i vostri genitori sicuramente non sono mai stati quindicenni e molto probabilmente sono ancora vergini e non immagineranno mai i vostri desideri segreti a luci rosse incredibilmente osé;
  • quellocheimieigenitorinonsanno “è che a casa parlo come una principessa, mentre fuori casa e con gli amici divento la peggio scaricatrice di porto e se non inserisco almeno due parolacce e una bestemmia in ogni frase non mi sento soddisfatta.” Rivelazione! E io che pensavo che i sabati sera in discoteca si organizzassero contest di Galateo, competizioni agonistiche di dizionario etimologico e sfide all’ultimo neologismo. Bimbiminkia del cazzo, non vi avrei mai immaginati volgari;
  • quellocheimieigenitorinonsanno “è che vado male a scuola. Dall’inizio dell’anno ho preso tutti 3 e 4, marino le lezioni un giorno su due, quando ci vado provo la coreografia di Gangnam style in piedi sul banco a pantaloni calati mentre il prof di fisica interroga e falsifico sistematicamente le firme sul diario. Ma tanto non lo sapranno mai!” Ora, non dico che le scuole siano tutte come il liceo classico Silvio Pellico di Cuneo, dove al mattino si striscia il badge elettronico e se non entri alla prima ora tua madre riceve un sms direttamente dal preside per essere informata del fattaccio, ma non vi è venuto in mente che esistono i colloqui con i professori? E se tua madre ti vede perennemente connesso a twitter per elargire perle di saggezza al popolo del web, pensi che creda che passi le nottate sui libri per essere uno studente modello?
  • quellocheimieigenitorinonsanno “è che piango, tutti i giorni, nella mia solitudine e nella mia cameretta. Che ho provato a tagliarmi, che ho pensato seriamente al suicidio almeno mille volte, che la mia vita è difficile, pesante, insostenibile, che non mi piace il mio corpo, non mi piace quello che faccio, non mi piace la mia faccia e non piaccio agli altri ragazzi. A loro, però, non lo faccio mai vedere, sono triste dentro e felice fuori.” Qui mi sono seriamente commosso. Poveri ragazzi, se solo sapessero che dopo i vent’anni la vita è tutta una discesa, che si sorride sempre, che da adulti la vita è uno spasso, nessuna responsabilità, nessun dovere, solo diritti e godimenti. Perché da grande, se sorridi è perché sei davvero sempre inevitabilmente felice e perché la tua giornata è come quella della famiglia Mulino Bianco: il fingere buonumore per celare disagio e sofferenza è solo appannaggio della giovinezza. Che periodaccio, eh!
  • quellocheimieigenitorinonsanno “è che io vivo per i miei idoli. Non sono solo semplici apprezzamenti, non si tratta solo di essere fan dei miei cantanti o attori preferiti, io ho bisogno di andare ai loro concerti, di sentire le loro canzoni e vedere i loro video, di seguirli su twitter. Io sono innamorato di loro, lo dico sul serio. La notte non dormo per pensare a loro, non riesco ad immaginare la mia vita senza di loro, non so di cosa potrei parlare se loro non esistessero. Farei qualsiasi cosa per incontrarli e morire ai loro piedi. Si tratta di vita o di morte, dico sul serio! Ma in fondo al cuore, so che un giorno ci incontreremo, che finalmente vivremo insieme felici e contenti.” Tali “idoli” sono incarnati, nella fattispecie, dal grande Justin Bieber, dagli intramontabili One Direction, i cui fan si autodefiniscono orgogliosamente “directioner”, da Demi Lovato e Selena Gomez e altri analoghi sberluccicanti pupazzetti del genere.

Non me la sento davvero di commentare quest’ultimo punto se non lanciando un appello: genitori, che non siete più quelli di una volta- o tempora, o mores!- ma come fate a non capire? Come potete essere ciechi di fronte all’evidenza che il vostro amato figlioletto è un “belieber”, che non fa altro che sognare avventure a luci rosse con la tenera justina, chiuso nella sua cameretta a piangere fino a notte fonda? Come potete essere così estranei ai desideri orgiastici della vostra figliola dal casto viso da educanda, in realtà volgarissima e sboccatissima directioner nell’animo, con alle spalle svariati tentativi di suicidio perché i suoi cinque idoli non vogliono fidanzarsi tutti quanti con lei, che li segue così assiduamente tanto da farne una ragione di vita?Ecco, lasciatemelo dire in molto meno di 140 caratteri: siete dei #mostri!

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elsa fornero, ministro in lacrime

Attaccata ormai su tutti i fronti, alla cara Elsa non resta che piangere. Meglio se di fronte a riflettori e telecamere. Nell’immaginario di tutti gli italiani, ormai, la figura del ministro Fornero è inevitabilmente legata alla lacrima facile, al sentimentalismo mediatico abbinati al rigore della riforma omonima. Ne ho sentite tante, naturalmente troppe, di chiacchiere da bar sul nostro ministro e – come sempre – vorrei evitare di scivolare nella tentazione della banalità e del qualunquismo. Non sono un economista né un esperto di finanza, sono materie di studio di cui non mi sono mai occupato, che non conosco e per le quali – detto fra noi – ritengo di non essere neppure eccessivamente portato. Non mi permetto, dunque, di esprimere giudizi facili ed opinioni scontate su chi si accinge, con le competenze indiscutibili di un tecnico, in un momento storicamente tanto penoso e difficile, ad occuparsi delle sorti economiche del nostro bel paese. Mi dissocio, e lo rivendico con orgoglio, da tutti quelli che si sentono degli eroi nel criticare la Fornero per i suoi orecchini d’oro, per i suoi bracciali di alta oreficeria, per le costosissime collane: ne ho viste a paccate (come direbbe lei) su Facebook. Mi sembra particolarmente insensato imputare come una colpa le ricchezze che qualcuno guadagna grazie a meriti e talenti individuali e sociali e non credo che un emerito professore universitario debba levarsi gli orecchini solo perché l’Italia è in crisi o perché sta parlando di tagli e di riforme pesanti per gli italiani. Detto ciò, la amatissima Elsa pecca, a mio parere, di alcune lacune mediatiche. Recentemente, durante una conferenza, ha richiesto ai giornalisti presenti in sala di uscire; al loro ovvio rifiuto, ha dichiarato che alcune sue parole vengono spesso estrapolate: quelle inopportune, quelle sbagliate, quelle che, avulse dal contesto, finiscono per dare scandalo ed occupare le testate mediatiche, facendo discutere per settimane e gettando chi le ha dette al centro di un polverone di polemiche, critiche e commenti. Ha stabilito infine che in presenza di giornalisti parlerà sempre molto lentamente, soppesando ogni singola parola.

Ecco, mi viene quasi da ridere. Vi prego, qualcuno spieghi al nostro caro tecnico divenuto ministro che in Italia, ma anche – pensate voi! – in tutti gli altri paesi più o meno democratici, sono addetti al governo dei personaggi chiamati “politici”. Caratteristica di tali buffi individui è quella di essere praticamente costantemente ripresi e i loro discorsi così come i loro comportamenti vengono letteralmente sezionati e analizzati nella spasmodica ricerca di un appiglio da sbattere in prima pagina. Essendo stata nominata ordinario di macroeconomia all’Università di Torino, il nostro docente dovrebbe ben sapere che ci sono circostanze in cui sbagliare anche solo una parola, una frase, un concetto, può significare essere bocciati ad un esame, o giocarsi il voto al quale si mirava. Allo stesso modo, nella vita di tutti i giorni, non è sufficiente pagare l’affitto quasi sempre con puntualità per esimerci da un rimprovero se per una volta ce ne dimentichiamo; se saliamo su un treno senza biglietto e veniamo beccati in flagrante dal controllore, non possiamo metterci a piagnucolare per evitare la multa dicendo che tutte le altre volte lo avevamo regolarmente pagato. Al contrario, i nostri professori, i nostri datori di lavoro e lo stesso stato pretendono da noi un comportamento corretto sempre, non si ricordano di coprirci di complimenti tutte le volte che lavoriamo efficientemente, ma sono solerti nel sottolineare le nostre mancanze. Trovarsi sempre al centro dell’attenzione è sicuramente fonte di stress e i media sono pronti a cogliere al volo un qualsiasi cedimento per avere la notizia da prima pagina: non è certo piacevole, lo sappiamo tutti, ma deve necessariamente essere messo in conto, soprattutto se si vuole fare niente meno che il Ministro. Dai, Elsa, non essere così “choosy”!

elsa fornero in lacrime

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