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Succede solo in Italia. Un anno di supposte, clisteri e colonscopie spaventosamente approfondite, un anno di incubi a base di spread, un anno intero di governo tecnico ed eccellenze bocconiane (ebbene sì, esistono anche loro) e poi un giorno, all’improvviso o come per caso, il PdL manda a monte tutto. A volte ritorna, si potrebbe dire,  ma in questo caso, trattandosi di un Don Chisciotte anche più ostinato dell’originale, dire “a volte” è ben più che un eufemismo. Il Cavaliere scenderà in campo per – quant’era? – la sesta volta. O almeno questo è quello che ha dichiarato, forse seduto ad una scrivania con davanti una pila di fogli, come nel ’94, non si sa. Dice che salverà di nuovo il Paese, ma questa volta non sono più tutti della stessa opinione.

Manzoni aveva una teoria sulle masse, secondo la quale un gruppo di uomini uniti insieme non ragiona come una somma di esseri umani, bensì come se fosse una cosa unica, informe, imprevedibile. Da questo autorevole punto di vista, negli anni, ho maturato l’idea che le masse in generale e quella degli italiani in particolare, fossero fondamentalmente stupide e immeritevoli di un potere decisionale illimitato, come quello di cui godono nella nobile forma di governo definita come democratica. Sono ormai convinta che l’Italia dovrebbe essere amministrata da un’aristocrazia illuminata e non (assolutamente NON) da questa sottospecie di sovranità popolare, che ci ha condotti direttamente dal Fascismo al Berlusconismo, passando per il Craxismo, con relativa lavata di mani alla Ponzio Pilato. Tutto sommato, però, da quando Berlu ha dato l’annuncio del suo ritorno in gloria, ho cominciato a nutrire delle timide speranze: forse, alla fine, gli italiani non saranno così ottusi. Da dove mi giunge tutto questo ottimismo? “Non me lo so spiegare”, penserà qualcuno con la voce di Tiziano Ferro. Invece no, qualche spiraglio di luce e di lucidità in questi giorni si è fatto vedere.

irriverente luciana

irriverente luciana

Punto primo: finalmente qualcuno ha avuto gli attributi per dire quello che tanti pensano. La Littizzetto, con la sua nota amabile diplomazia, ha dichiarato a Che tempo che fa: Io non dico di avere pudore, che è un sentimento antico. Ma almeno una pragmatica sensazione di aver rotto il cazzo”. Naturalmente nel Bel Paese dei Benpensanti non è consentito dire le cose così come vengono e l’utilizzo della parola “cazzo” ha scatenato molte polemiche, rischiando addirittura di compromettere la partecipazione della Littizzetto al Festival di Sanremo, poi opportunamente spostato a dopo le elezioni, per evitare il terribile rischio che la comica torinese potesse in qualche modo influenzarne l’esito. Già già, perché i problemi, quando l’Italia va a peripatetiche, sono Sanremo e l’uso inadeguato di una parola volgare. Capisco, capisco, non vogliamo fare la figura dei burini, essendo italiani e vantando una discendenza da poeti della schiatta di Dante, per dirne uno. Lui poteva dire “ed elli avea del cul fatto trombetta”, perché era lui e perché lo scriveva nella Commedia (Divina, peraltro), ma noi vediamo di non essere osceni. Quindi, riformuliamo: “Io non dico di avere pudore, che è un sentimento antico. Ma almeno una pragmatica sensazione di aver rotto il pene“, provocando un pericoloso priapismo che, a prima vista comodo e piacevole (e qui sono Bossi, Maroni, Calderoli a parlare), in realtà, nel lungo andare di un triste ventennio, provoca senz’altro gangrena dell’organo.

Punto secondo: l’Italia va a escort, ma le escort se ne vanno dall’Italia. Stiamo parlando di Ruby Rubacuori, naturalmente, scappata in Messico quando doveva presentarsi in tribunale. La Boccassini ha ordinato a Smeathers di liberare i cani e sguinzagliarli al suo inseguimento, perché di certo non vuole che il processo contro l’ex presidente del Consiglio, nonché ape sul fiore, Silvio Berlusconi vada in fumo per la fuga della nipote di Mubarack. In effetti, sembrerebbe che lei sia sparita per proteggere il buon nome del suo protettore, almeno fino alle prossime elezioni. A me però è venuto anche il dubbio che il motivo fosse un sano essersi stufata degli effetti molesti di una certa pillolina blu. Lo spero per lei, dopotutto.

Punto terzo: neppure più il suo partito lo vuole. Alfano, la Meloni, un po’ tutti ormai sono d’accordo sul fatto che una ricandidatura di Berlu sarebbe un errore. Triste destino di un “gigante” caduto, lui che fa? Dà di matto, come avrebbe fatto chiunque altro. Innanzitutto si ricandida, forse per rubare le caramelle ai bambini, poi dichiara che Alfano è il suo uomo, ma lo è anche Monti, e se uno dei due correrà per la Presidenza del Consiglio lui, “di gran lunga il miglior presidente del Consiglio che l’Italia abbia potuto avere in 150 anni della sua storia” , “il Gesù Cristo della politica, una vittima” – parole sue, pronunciate negli anni – farà un passo indietro. Confuso e felice, il pover’uomo deve sopportare l’ultimo tragico affronto, l’ultimo tradimento, l’ultimo abbandono…

il Gesù della politica, una vittima...

il Gesù della politica, una vittima…

Punto quarto, il dulcis in fundo: il cardinale Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, è “colui che fece per viltade il gran rifiuto” dei Tempi Moderni. L’ha SCOMUNICATO all’inizio della settimana, subito imitato da Gian Maria Vian, direttore dell’Osservatore Romano, molto vicino al cardinale Tarcisio Bertone. Doppia scomunica dunque, per colpa di questa facile e pericolosa demagogia che sgorga ormai da vent’anni dalle labbra del Cavaliere, come acqua limpida da una sacra fonte perenne. La sacralità però ha lasciato la fonte, ora divenuta un semplice ruscello, speriamo vicino al prosciugamento. Non c’è probabilmente nulla di più assurdo della valenza politica di una scomunica in uno Stato laico, come dovrebbe essere il nostro, ma questa volta, giacché siamo in Italia, mi toccherà ringraziare la lungimiranza ecclesiastica.

Gli ultimi rantoli di un fantino morente, schiacciato dal peso del suo stesso possente destriero, stanno occupando in questi giorni ogni spazio disponibile dei notiziari. Lo spread? “Ma cosa ce ne importa? È un imbroglio, un’invenzione”. Dichiarazioni e smentite, smentite e dichiarazioni si susseguono a ritmo incalzante, facendoci quasi pensare all’esordio di una brutta forma di demenza senile. O forse questa volta il viagra è stato troppo e la povera Francesca Pascale, ventisettenne militante del PdL, nuova fidanzata del sempreverde nano di Villa Grazioli, si troverà presto ad accudire un invalido? Non auguro questo, non oserei, ma almeno una pragmatica sensazione di esser troppo vecchio, ormai, per certe cose.

Forse ora gli italiani apriranno gli occhi e finalmente, se Dio e il Vaticano vorranno, questo Stato laico potrà essere libero. Ma non esultiamo prima del tempo, perché, come ho detto all’inizio, succede solo in Italia e ciò che succede può lasciarti basito, attonito, esterrefatto.

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