Archivio per la categoria ‘la parola della settimana’

Cari lettori, come sono andate le vacanze di Natale, i cenoni, i pranzi, i rientri in famiglia? Io, personalmente, ho desiderato con ardore una bottiglia di whiskey in ben più di un’occasione, ma sono stata buona e ho sopportato da vera eroina le gioie della vita familiare. Ho mangiato, tanto, e letto, troppo, anche fino alle tre di notte per più giorni di fila, e ho fatto anche altre cose di cui vi parlerò prossimamente. Ne consegue che sono tornata nella ridente pianura padana con una sola parola in mente

RISTRETTO

ristretto

penso “ristretto” riferito a tante cose, ma in particolare a due, che campeggiano fiere sullo schermo raffreddato della mia mente, presa d’assedio dai malanni invernali. Ristretto è il caffé che mi scorre nelle vene – e che mi terrà in vita per i prossimi mesi di ore piccole – e questo è un pensiero che un po’ mi consola, nonostante la previsione di orride occhiaie che mi sento di fare fin d’ora. Ristretto, purtroppo, è il mio guardaroba, per uno strano effetto di distorsione percettivo-spaziale. Sì, mi si sono ristretti i vestiti, i jeans, le gonne, un po’ meno le maglie, naturalmente. Strani gli scherzi che fanno i folletti tessitori per darti il bentornato alla vita di sempre.

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È lunedì e se, complice un pranzo di Natale durato drammaticamente dall’una alle cinque di pomeriggio, lunedì scorso abbiamo taciuto, oggi, ultimo giorno di questo turbinante e bizzarro 2012, non possiamo esimerci dal pubblicare la parola della settimana, che sono sicura voi tutti stavate aspettando in trepidante attesa.

Ci ho pensato a lungo, ieri sera, riflettendo su questi fantomatici bilanci di fine anno che fioccano ovunque come ragnatele d’inverno, ci ho pensato a lungo e alla fine l’ho trovata. L’unica parola che possiamo eleggere oggi a regina della rubrica è

ADDIO

addio

addio a un anno di cambiamenti e di rivoluzioni, un anno fatto di emozioni forti e di dolce quotidianità, di amicizia, amore, libri lanciati contro il muro, esami finiti; addio a un anno fatto di porte chiuse e di forsennata e smarrita ricerca del famoso portone. Addio ai dubbi e ai tentennamenti, alle strade perse e a quelle ritrovate, addio a una sciocca profezia Maya, ai tarocchi e alla voglia matta di sapere prima cosa accadrà domani. Ma soprattutto, con un bel po’ di commozione, addio a una donna che sembrava immortale e che alla fine forse un po’ lo è. Addio a Rita Levi Montalcini e alla sua intramontabile crocchia di capelli bianchi, ai vestiti lunghi e castigati, tragicomicamente fuori moda e fuori secolo, addio al suo non aver mai bisogno di stampelle e alla sua irrefrenabile passione, che l’ha trasformata in uno dei pochi, ormai, italiani illustri, sperando che un’altra italiana prenda ora il suo posto tra le immortali, di fianco a Cher.

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Gentili e infreddoliti lettori, spero siate infreddoliti quanto me e ugualmente confortati da una bella tazza di té caldo. Vi annuncio con grande piacere che è giunto il momento di lanciare nelle vostre case accoglienti la nuova parola della settimana. Prevedo che sarà molto utile a coloro i quali, fra voi, sono possessori gioiosi di balconi ricoperti di neve, perché la parola del nostro ebdomadario (me la tiro, sì, e allora?) è

SAGGINA

saggina

abbiamo scelto questo vocabolo, in maniera apparentemente priva di senso, perché al di là della derivazione etimologica, che evoca immagini di animali all’ingrasso e attaccamenti morbosi e forti, la saggina è il materiale con cui si assemblano le note scope, usate appunto per spazzare cortili, terrazzi, balconi e ogni luogo esterno. D’accordo, direte voi, ma che ha di speciale una scopa di sorgo? Due cose: un manico lungo, spesso e resistente, a volte un pochino ingombrante, e delle fibre dure e filacciose, utili allo scopo ma esteticamente deprecabili. Per questo motivo è una scopa da esterni, ben poco adatta a salotti per bene. Attenti dunque a non portarvela in casa, se non volete rigare il parquet!

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Carissimi lettori, è con sommo orgoglio e piacere che vi presento la nostra nuova rubrica, dal sapore vagamente letterario, che da ora in poi allieterà le vostre letture con cadenza settimanale. Argomento e titolo di questo siparietto è “la parola della settimana”, termine chiave che ogni lunedì comparirà attesissimo sulla nostra pagina e che ne farà da fil rouge. Ci prenderemo naturalmente la briga di spiegare brevemente il perché della scelta, con la nostra abituale ironia e con tanto di esempi tratti dalla nostra tutt’altro che comune esistenza. Ma bando alle ciance, la parola della settimana è

GENETLIACO

genetliaco

la scelta, tutt’altro che originale, si deve al fatto che oggi, lunedì 10 dicembre, si festeggia nientemeno che il mio primo quarto di secolo! Non potrei pertanto celebrarlo meglio che così, scegliendo dalle mie reminiscenze di liceo classico un vocabolo poco comune e dal sapore vagamente impolverato e vintage. Invece del solito buon compleanno – o “Happy Birthday, Mr. Presindent!”, come direbbe Marilyn – auguratemi un fausto genetliaco, e cento di questi giorni!

/m, finalmente venticinquenne