Per tutti coloro che non avessero avuto il privilegio di ascoltare alcuni dei suoi pezzi più celebri, Immanuel Casto, al secolo “il casto divo” è un artista italiano fondatore di un genere detto porn-groove, che sfrutta tematiche a sfondo sessuale di grande attualità, in chiave dissacrate, ironicamente volgare e musicalmente orecchiabile e divertente.
Biondo e aitante, il giovane cantautore gode di una certa notorietà conferitagli anche dalla pubblicazione di alcuni video delle sue hit più famose, come le celeberrime Escort 25, Che bella la cappella, Crash e Anal beat, con tanto di fantasiosa coreografia in stile gioca jouer, naturalmente disponibili su youtube. Vi sto ora parlando di questo curioso individuo perché è recentemente tornato alla ribalta con un’idea grottescamente originale: un gioco di ruolo di carte che ha come protagonisti, invece dei soliti maghi, elfi, nani e via discorrendo, dei ricchi papponi il cui esercito è composto niente meno che da squillo di vario tipo, dotate di varie abilità più o meno nascoste, mandate ad esercitare il lavoro più vecchio del mondo e ad aggredire le peripatetiche degli altri concorrenti.
Anfetamine, vendita degli organi in caso di morte, senso di colpa e le più disparate pratiche sessuali- dalla doppia penetrazione al sesso anale, passando per pissing e sadomaso- sono le tematiche centrali dell’intero gioco. La pubblicità dello stesso, visionabile qui e sui vari social network, ha destato, come ovvio, polemiche, scalpori e polveroni, tanto da arrivare niente meno che in Senato, dove avrebbe suscitato l’orrore di molte senatrici che intendono procedere, per quanto possibile, in via legale per impedirne la diffusione. Per gli interessati, ho riportato qui il link al resoconto della seduta. Molteplici i capi d’accusa: in primo piano la mercificazione del corpo femminile, seguita a ruota dallo sfruttamento ed incitamento alla prostituzione, uso di droghe, traffico di organi, omicidio. Ora, prima di esprimermi fino in fondo in merito alla questione, occorre una doverosa premessa, che scrivo in modo tale da non poter essere frainteso in nessun modo. Le tematiche trattate nel gioco sono, com’è ovvio, assolutamente deprecabili, non condivisibili dal punto di vista sociale né personale, amorali e squallide. Punto. Che però tutto ciò attiri violentemente l’attenzione del Senato in questi termini mi sembra assolutamente e squisitamente nonsense per una serie di motivi. Intanto esistono tonnellate di videogiochi in cui un’infinità di pratiche illegali e violente vengono promosse, incitate ed utilizzate a scopo ludico. Giochi che, oltre tutto, sono spesso pensati per un pubblico anche minorenne, basta acquistare una qualsiasi rivista a tale tema per rendersene immediatamente conto. Pure nell’innocentissimo gioco di Matrix, che rispetto ad altri è davvero un passatempo per signorine (al quale, peraltro, giocavo io quando ancora mi intrattenevo con la Play2) abbondano le scene di sparatorie infinite con enorme numero di morti ammazzati dal protagonista a suon di armi da fuoco. Non parliamo poi dei giochi dedicati appositamente alle associazioni mafiose o alla delinquenza organizzata, anch’essi tuttora sul mercato e disponibili a tutti. Se poi ci spostiamo sulla cinematografia, basta un Quentin Tarantino qualsiasi oppure un Saw l’enigmista a caso a sostegno della mia tesi e con questo ritengo di aver chiuso con l’aspetto “violenza e illegalità” presentato nella vicenda. Ma veniamo ora al sesso, che tanto fa rizzare le orecchie dei senatori in questione. Cerco ora di indagare sull’assurdità della questione. Dopo anni di pornocrazia, di governi dediti al bunga bunga invece che alla politica, dopo escort che arrivano a palazzo Grazioli su auto blu pagate dalla collettività, di Ruby Rubacuori minorenne arrestata e data in affidamento a Nicole Minetti spacciata come figlia di Mubarak, di Belen e della sua farfallina in primo piano sulla Rai, di scandali, quintali di scandali di ogni tipo che non fanno altro che farcire i nostri giornali quotidianamente, adesso, cari Senatori, indossate la maschera dell’indignazione, scandalizzati dal fatto che il ruolo della donna venga mercificato dalla commercializzazione di un gioco di carte? Ci si sta, se ho capito bene, scandalizzando per la finzione di un gioco palesemente caricaturale- tanto che sulle carte sono rappresentate immagini e non fotografie- ma non per la squallida e lurida realtà di cui esso non è che satirica rappresentazione? Quello che odio davvero di più di questo paese- e qui vado volontariamente a scadere nel qualunquismo- è il falso moralismo con cui gli appartenenti alle caste e alle presunte creme culturali e sociali si permettono di storcere i loro nasini di fronte a questioni che- rispetto al mare magno di guano in cui affonda la nostra quotidianità- sono delle misere questioni di pettegolezzo, di sfizio personale, di buono o cattivo gusto individuale.
Evviva quelli come Immanuel Casto, che da porco e pervertito qual’è- o quale finge artisticamente di essere- dice le cose in faccia, senza tanti fronzoli, senza tanti moralismi, senza tante facciate imbiancate che abbelliscono dei fetenti porcili. E se prima manco lo volevo, adesso farò di tutto per avere una copia di “Squillo” tutta mia.
/m