preparatevi ad una storia… piccante!
Stavo pensando a due frasi fatte. “Il mondo è bello perché è vario” e “la vita è una e va vissuta intensamente”. Poi ho pensato: più intensamente di così si muore. La passione anima e sostiene alcune persone più di altre, e già così, nella routine, i passionali vivono succhiando tutto il midollo della vita. Immaginiamo allora che cosa potrebbe succedere quando in queste persone ardenti la passione scoppiasse “da Scilla al Tanai, / dall’uno all’altro mar”. Esatto, altro che Napoleone! Immaginate, immaginate, tanto non immaginerete mai abbastanza. Ma vediamo adesso di tracciare le linee generali della storia in questione, ché il mio genio creativo scalpita e la vostra curiosità vi fa bollire sulla sedia.
Qui si parla di scambi culturali, di viaggi educativi con soggiorni in famiglia, nonché, naturalmente, di inevitabili equivoci e svariati avvicendamenti linguistici. Potremmo parlare di Intercultura, per esempio, una ONLUS ed un ente morale che apre la porta di casa ad infinite possibilità. Credetemi, davvero infinite. Abbiamo una famiglia italiana, la cui mater dirige una scuola di ballo e alleva amorosamente un figlio, che chiameremo Giuseppe, e una figlia, Ludovica. Ludovica va un anno, mettiamo il caso, in Russia, mentre al suo posto arriva, nell’allegra famigliola danzante, una giovanissima promettente ballerina di samba, Nina. Un anno è lungo, anche se passa in fretta, e i legami che si creano diventano saldi, non dico come i legami di sangue, ma quasi. Così Nina assurge al ruolo di terza figlia per la madre amorosa e Giuseppe e Ludovica scoprono con gioia questa nuova sorella. Per anni Nina, d’estate, prende il suo bravo aereo da Rio de Janeiro e torna a trovare la famiglia adottiva. Ormai è diventata una tradizione irrinunciabile.
samba, il ciclone!
Ma ecco che arriva la brezza della novità a solleticare le schiene, i colli e i fianchi dei nostri protagonisti. Ad un certo punto Nina arriva nel bel Paese non più da sola ma con un’intera colonia di giovani ballerine di samba come lei, per uno stage organizzato dalla scuola della madre adottiva. Potete facilmente figurarvi quali possano essere state le conseguenze. Beh, insomma, avete presente Il ciclone di Leonardo Pieraccioni? Non che lo citi come esempio di alta cinematografia, ma diciamo che l’effetto del samba sull’allegro gruppo di italiani della nostra storia è stato un po’ quello del flamenco sull’attore toscano. Tra i ritmi latini e il sangue bollente di due popoli passionali, un po’ di follia è inevitabilmente sbucata all’orizzonte. Feste sulla spiaggia, alcol, balli, canne, party con danze vorticanti hanno ineluttabilmente molto unito alcuni di questi vivaci rampolli. In particolare Giuseppe e il suo amico Sergio hanno subíto fortemente il fascino degli ancheggiamenti sambici della gioventù brasileira e si sono trovati sempre più facilmente avvinghiati, rispettivamente, a Vitória e Violeta. Ma attenzione: la madre non lo deve sapere! Sergio e Violeta hanno un po’ più di libertà e infatti i loro rapporti prendono una piega decisamente più sentimentale. Ma per Giuseppe e Vitória i momenti di intimità sono più difficili, con Ludovica o Nina sempre tra i piedi. La passione e l’eccitazione sono perciò costrette a crescere con il morso in bocca, giocando con baci rubati o fintamente innocenti, finché i due poverini non ce la fanno più. Adesso basta, si dicono, lasciamoci andare! Sotto l’influsso potente di alcol e canne, con la precaria protezione del buio e delle fronde di qualche albero, i baci si spingono oltre, le mani vagano e, insomma, ci siamo capiti. Violeta e Vitória sbocciano per l’azione congiunta di ormoni e segreti e in qualche occasione la doppia tresca rischia addirittura di essere scoperta. Come quando, durante una cena in terrazza, la madre di Giuseppe nota con piacere quanto le ballerine si stiano divertendo e i due amici, come una timida coppia di Giuliette, ringraziano sentitamente la protezione della notte che nasconde le loro risate.
Dalla lunga serie di intrecci e di intrighi che Sergio e Giuseppe hanno dovuto tessere per tutta l’estate sarebbe già potuta nascere una mezza soap opera, ma i due non sono facili da accontentare e vogliono che la trama sia completa. La permanenza in Italia della colonia di ballerine ormai volge al termine, ma l’eccitazione non è ancora scemata. Che fare? Non si può fare altro che mettere mano al passaporto, comprare due biglietti per il Brasile e partire senza por tempo in mezzo, continuando a coprire ogni mossa con uno spesso velo di segretezza, nero come le acque del Rio Negro. Ebbene sì, signori: Sergio e Giuseppe partono alla volta del Sud America, destinazione Rio de Janeiro, la città in cui non si può neppure andare in macchina, se non si è accompagnati e non si sa esattamente quando abbassare i finestrini e quando invece tirarli su. Una meta tranquilla per due giovanotti neoadolescenti, non trovate? Ma ora voi vi chiederete: come hanno preso la cosa Vitória e Violeta? Beh, è molto semplice. Violeta non vede l’ora di riabbracciare Sergio e i due già parlano di amore eterno (corrono, sì). Per quanto riguarda Vitória, invece, mi dispiace deludervi, ma al momento non è dato sapere, perché anche lei è all’oscuro di tutto. Possiamo solo ipotizzare con sufficiente esattezza quale potrà essere la reazione del suo convivente – sì, avete letto bene: “convivente”, compagno, di tetto e di letto – alla possibilità che Giuseppe giunga a destinazione: lo andrà a prendere all’aeroporto accompagnato da una mazza chiodata, portatrice di amore e di ospitalità.
Ora, per un momento, immaginate che io non abbia delirato dall’inizio alla fine di questo racconto, ma che abbia udito ogni singolo evento con le mie proprie orecchie, davanti ad un piatto di salsiccia piccante. L’unica cosa che mi sento di dire, parafrasando il commento di un altro uditore esterrefatto, è: “Che sugo! Vedete di non farvi ammazzare!”
Ogni riferimento a fatti o persone realmente esistiti è puramente casuale, ma – lo giuro – è tutto o quasi tratto da una storia vera. E concludo con una grassa e sonora risata.
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