Cari lettori elettori – siccome a un passo dalle urne veniamo miseramente considerati null’altro che voti ambulanti – ho deciso di interrompere, nonostante i miei buoni propositi, il silenzio stampa del periodo della campagna elettorale per una questione di insindacabile importanza.
Ci hanno abituati, negli ultimi tempi, alle letterine. Letterine nei programmi televisivi, letterine nei palazzi del potere, letterine(ine ine) a letto con i grandi piccoli personaggi della politica italiana. E poi letterine di tipo diverso, affascinanti come le prime ma decisamente più scaltre e sottili. Letterine che, al contrario di quella che i bambini compilano e inviano trepidanti a Babbo Natale, noi stiamo invece ricevendo porta a porta, compilata da qualcun altro con i desideri che dovremmo avere.
Al di là dei fiumi o mari di polemiche interne che sono state l’anima di questo ultimo mese – credo che a questo punto tutto sia stato detto, più e più volte – mi permetto giusto un paio di riflessioni al riguardo, in parte controcorrente come al solito.
IMU. Evitando la domanda retorica del “Ma chi l’ha votata?”, ma a voi, cari italiani, pare davvero così sbagliato che si debba pagare una tassa sulla casa di proprietà? Siamo in crisi, a tutti viene (o dovrebbe) essere richiesto un contributo e – questo mi pare indiscutibile – salvo eccezioni, chi possiede una casa parte decisamente avvantaggiato nel grande gioco dell’economia domestica. Il pagamento di un affitto è sicuramente una delle voci di spesa più onerose di una famiglia, se poi un paio di figli sono anche all’Università, praticamente metà delle entrate se ne volano fuori dalla busta paga in questo modo. Ai tanti che “invidiano” i contributi che le Università elargiscono a quelli che sono in fascia uno o fascia zero o la grande fortuna di non avere una casa di proprietà, semplicemente propongo con il sorriso di fare cambio. So di poter essere impopolare, con queste affermazioni, di tirarmi addosso l’antipatia di chi paga l’IMU su una casa che sta pagando con un mutuo e di tante situazioni difficili nonostante la casa di proprietà. I casi particolari esistono, sempre, ma la linea di massima non può certo prevedere tutto. Molto più spesso, ci si lamenta, come si suol dire, a gamba sana: alle zabette piemontesi che inveiscono contro le tasse che devono pagare sulla loro seconda (terza? quarta?) casa al mare, che affittano a cifre astronomiche nei mesi estivi, porgo un sincero invito all’antico sentimento del pudore, oppure a vendere questi onerosi beni di lusso, fare le valigie e portare la loro acidità in remote località tropicali con biglietto di sola andata.
Il rimborso. Al di là dell’assurdità della proposta, cari italiani, ma da chi verrebbe pagato questo famigerato rimborso -secondo voi – se non da noi stessi? La coperta è sempre della stessa grandezza, se hai lasciato scoperti i piedi per coprire la testa, promettendo di ricoprire i piedi finirai con lo scoprire la testa un’altra volta! Il rimborso porterebbe a buchi che, in qualche modo, dovrebbero di nuovo essere tappati, o peggio, rimarrebbero aperti. Cosa dovrebbe poi guadagnare chi non possiede un immobile da questo provvedimento?
Ma veniamo all’ultimo, cruciale, punto di questo mio pensiero. Ho udito da mille fronti dichiarare che la tassa sulla prima casa è ingiusta perché la casa è il fulcro della famiglia, perché la casa è quello che un padre deve garantire ai propri figli, perché sulla casa si costruisce la solidità dei rapporti interpersonali familiari. Quindi – fatemi capire – quegli stessi personaggi che eleggono a vessillo della loro campagna elettorale la famiglia, quella vera, composta ovviamente da uomo e donna atti a generare figli, che elevano la famiglia a primo e fondamentale nucleo sociale, che credono nella famiglia come massima istituzione da tutelare e proteggere, ora non si fanno il minimo scrupolo a ridurla a quattro mura, purché di proprietà. Un concetto squisitamente nonsense. La famiglia è fatta di amore, di tempo speso volentieri a parlare, di tempo speso malvolentieri a discutere, di compleanni festeggiati tutti insieme, di problemi e sofferenze condivisi, di mattine di Natale svegliati alle 7 dalla sorellina che vuole aprire i pacchetti, di pomeriggi passati in montagna con il proprio papà e di mamme che ti preparano la colazione quando ti devi faticosamente alzare presto per andare a scuola. A volte, anche di genitori che la preziosissima casa di proprietà dei loro sogni la vendono pur di mandare i figli all’Università. Questo, e tanto altro, è famiglia, e spacciarla per altro è un misero tentativo di giustificare il fatto che un immobile è tutto ciò che si è riusciti a passare ai propri discendenti.
Le elezioni si avvicinano, come sempre specchio di quello che è la popolazione italiana, o di quello che qualcun altro le fa credere di essere. La mia letterina, l’ho scritta. Speriamo che questo Babbo Natale fuori stagione riesca a non deludermi più di tanto!
/m