Perché per quanto Almodovar mi dia fastidio come regista, alla fine io preferisco qualcuno che mi dia fastidio piuttosto che qualcuno che mi faccia ridere senza motivo, pagando!

[pensiero stupendo nato al momento di scegliere tra Gli amanti passeggeri e il nuovo film di Claudio Bisio]

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Gli Amanti Passeggeri

papafrancescoHabemus papam. Sì, habemus papam, con la h iniziale e la m finale: se ce l’ha fatta mia sorella di undici anni a scrivermelo correttamente tramite sms, penso che con un po’ di sforzo possiate farcela anche voi. Dopo un paio di fumate nere e dense come il petrolio, tanto da farci ipotizzare che avessero dato fuoco anche a qualche dossier, alla trippa di un paio di porporati e a una mezza dozzina di chierichetti finiti per sbaglio sotto le ampie vesti dei partecipanti per intrattenerli durante la dura clausura del Conclave, finalmente la fumata bianca. Piazza San Pietro in preda al delirio, bandiere di varie nazioni che sventolano manco fossimo allo stadio, cronisti di tutto il mondo in famelica attesa. VATICAN CONCLAVE 2013: FIRST DAY

Prima di tutto fa la sua prima comparsa da papa il nostro Francesco primo, che ancora non si capisce perché mai debba essere definito primo prima che ce ne sia un secondo, sempre che questo accada. Primo a chiamarsi Francesco, primo papa sudamericano ( o sudamericans, come direbbe la nostra Nicole Minetti) , primo papa gesuita. Primo papa a esserlo in concomitanza con il vecchio papa emerito. Una grossa ventata di novità, insomma dal soglio pontificio: dalla scelta del nome a quella del lessico e del look, tutto farebbe pensare a una linea di decisa semplicità e pragmatismo per il nuovo pontefice. Lo hanno sottolineato qualche miliardo di volte gli inviati speciali di tutte le televisioni del mondo che, data la notizia, non sapevano palesemente più che cosa inventarsi per riempire gli enormi spazi televisivi dedicati all’evento. Dopo aver sezionato ogni parola, ogni gesto, ogni minima espressione facciale del minuto e mezzo di discorso iniziale di Jorge Bergoglio, sono passati ad analizzare le varie sfumature semantico-ideologiche del sostantivo semplicità, per poi tirare fuori come asso dalla manica i servizi sul passato del papa dalle origini ad ora. Nel trambusto generale, si riesce addirittura a scoprire che sua Santità ha antenati niente meno che nell’astigiano, poi emigrati nelle pampas: trama degna di una soap opera latina, se fosse stato brasiliano mi sarebbe sorto il dubbio che ci fosse sotto lo zampino degli autori di Terra Nostra. Colpo di scena, la mia coinquilina, nonché co-autrice di questo blog, è nientemeno che astigiana con origini argentine: devo prenderlo come un messaggio della venuta del temuto Anticristo, essendo lei una vera e propria senzadio? Devo, invero, ritenerlo un segnale di assoluta redenzione e ritenere di aver davanti – ora impegnata a lavare i piatti – la prima futura Papessa, Leona, prima del suo nome? Trame degne dei “Borgia” vagano per la mia mente, mentre su questo nuovo vicario di Dio in terra – subito risultato a tutti simpatico – non può di certo mancare di farsi sentire l’opinione, peraltro al solito non richiesta, della comunità gaia. Scavando nel passato del nostro Bergoglio, si scopre che qualche anno fa si è scagliato contro i matrimoni gay, rivendicando la forte posizione della Chiesa in difesa del matrimonio come sacro vincolo tra uomo e donna, atto a generare e poi allevare tutti i figli che il Signore vorrà mandare. Scusate, care passive che non sapete manco da che parte siete girate, ma che vi aspettavate? Per quanto appaia come semplice, diretto e innovatore, stiamo sempre e comunque parlando del papa, portavoce del pensiero della Chiesa, istituzione incredibilmente conservatrice . Piuttosto che prendervela con il neoeletto, classificandolo istantaneamente – secondo me a torto – come omofobo, riflettete sul fatto che il diritto a sposarsi tra persone dello stesso sesso dovrebbe essere un diritto civile, mica religioso! In Italia siamo, a tutti gli effetti, ancora ben lungi dall’equiparare le coppie di fatto ai matrimoni tra uomo e donna, pensate che sia compito del Vaticano colmare questo difetto?

Detto ciò, propongo di dare la fiducia a questo papa Francesco, riservandomi naturalmente di valutare di volta in volta se il suo operato mi risulterà congeniale o meno. Per la parcondicio, un salutone anche al nostro vecchio papa emerito: adieu Papa-Ratzi, spero tu ti sia portato via le tue ciabatte di Prada, perché pare che il nuovo arrivato non sia intenzionato a diventare il nuovo volto di Vogue!fumata bianca

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pazza l'idea...

pazza l’idea…

È primavera et je suis foutue. In sottofondo canta la Patty, perché è l’unica voce che riesco grosso modo a riprodurre senza divenire preda di conati di stecche. Forse anche un po’ perché in fondo io le assomiglio, soprattutto in questo periodo di piogge e di ormoni, con tutti i pensieri stupendi che gli vengono dietro. È decisamente questo il momento in cui le mie cellule pian piano si svegliano, stiracchiano pigramente le loro membrane colesterolose e si guardano curiose intorno in cerca di qualcosa da fare dopo il lungo inverno. “Pazza idea” cede il posto alla Lauper, naturalmente, perché la verità è che con la primavera, pioggia o non pioggia, dieta o non dieta per la prova costume, io ho una voglia folle di sentirmi ancora più figa che mai. Voglio ballare, ecco, se solo riuscissi a convincere gli spigoli che non sto facendo nulla di male.

Sto solo cercando, a mio modo, di resistere a quelle che per me sono le tentazioni peggiori, quelle che poi mi fanno sentire in colpa anche per giorni. So benissimo cosa diceva Wilde, che delle tentazioni ci si libera solo cedendovi, ma io non mi libero della voglia di cioccolato o biscotti, mai, e quello che ottengo è solo più peso sulla bilancia. Perciò io non cedo alle mie tentazioni, non a quelle del cibo, almeno. Le altre, lasciamo perdere… se l’unico modo per liberarsi di una tentazione per qualcuno è cedervi, per me è senz’altro cedere a un’altra. Quale, vi starete chiedendo. I rondò veneziani, naturalmente! In questo mondo globale e perverso, mentre le cavallette devastano lo stivale e Roma è coperta da una coltre nera, io cedo il passo al mio lato senza cervello, alla bionda, alla rossa, alla scema che è in me e mi metto a incontrare persone a caso. Il guaio è che so già in partenza dove vanno a parare, questi Tancredi dell’era moderna, che invece che con la spada ti saltano addosso a suon di messaggi, so già cosa vogliono dal mio frustino. Ma anche se lo so, ad alcuni di loro riesco ugualmente ad appassionarmi, inutile dirlo. Beh, siamo onesti, a uno di loro, uno su mille ce la fa.

On air: Girls just wanna have fun

§Leona Luce Togre§

Cari lettori elettori – siccome a un passo dalle urne veniamo miseramente considerati null’altro che voti ambulanti – ho deciso di interrompere, nonostante i miei buoni propositi, il silenzio stampa del periodo della campagna elettorale per una questione di insindacabile importanza.rimborso

Ci hanno abituati, negli ultimi tempi, alle letterine. Letterine nei programmi televisivi, letterine nei palazzi del potere, letterine(ine ine) a letto con i grandi piccoli personaggi della politica italiana. E poi letterine di tipo diverso, affascinanti come le prime ma decisamente più scaltre e sottili. Letterine che, al contrario di quella che i bambini compilano e inviano trepidanti a Babbo Natale, noi stiamo invece ricevendo porta a porta, compilata da qualcun altro con i desideri che dovremmo avere.

Al di là dei fiumi o mari di polemiche interne che sono state l’anima di questo ultimo mese – credo che a questo punto tutto sia stato detto, più e più volte – mi permetto giusto un paio di riflessioni al riguardo, in parte controcorrente come al solito.

IMU. Evitando la domanda retorica del “Ma chi l’ha votata?”, ma a voi, cari italiani, pare davvero così sbagliato che si debba pagare una tassa sulla casa di proprietà? Siamo in crisi, a tutti viene (o dovrebbe) essere richiesto un contributo e – questo mi pare indiscutibile – salvo eccezioni, chi possiede una casa parte decisamente avvantaggiato nel grande gioco dell’economia domestica. Il pagamento di un affitto è sicuramente una delle voci di spesa più onerose di una famiglia, se poi un paio di figli sono anche all’Università, praticamente metà delle entrate se ne volano fuori dalla busta paga in questo modo. Ai tanti che “invidiano” i contributi che le Università elargiscono a quelli che sono in fascia uno o fascia zero o la grande fortuna di non avere una casa di proprietà, semplicemente propongo con il sorriso di fare cambio. So di poter essere impopolare, con queste affermazioni, di tirarmi addosso l’antipatia di chi paga l’IMU su una casa che sta pagando con un mutuo e di tante situazioni difficili nonostante la casa di proprietà. I casi particolari esistono, sempre, ma la linea di massima non può certo prevedere tutto. Molto più spesso, ci si lamenta, come si suol dire, a gamba sana: alle zabette piemontesi che inveiscono contro le tasse che devono pagare sulla loro seconda (terza? quarta?) casa al mare, che affittano a cifre astronomiche nei mesi estivi, porgo un sincero invito all’antico sentimento del pudore, oppure a vendere questi onerosi beni di lusso, fare le valigie e portare la loro acidità in remote località tropicali con biglietto di sola andata.

Il rimborso. Al di là dell’assurdità della proposta, cari italiani, ma da chi verrebbe pagato questo famigerato rimborso -secondo voi – se non da noi stessi? La coperta è sempre della stessa grandezza, se hai lasciato scoperti i piedi per coprire la testa, promettendo di ricoprire i piedi finirai con lo scoprire la testa un’altra volta! Il rimborso porterebbe a buchi che, in qualche modo, dovrebbero di nuovo essere tappati, o peggio, rimarrebbero aperti. Cosa dovrebbe poi guadagnare chi non possiede un immobile da questo provvedimento?

Ma veniamo all’ultimo, cruciale, punto di questo mio pensiero. Ho udito da mille fronti dichiarare che la tassa sulla prima casa è ingiusta perché la casa è il fulcro della famiglia, perché la casa è quello che un padre deve garantire ai propri figli, perché sulla casa si costruisce la solidità dei rapporti interpersonali familiari. Quindi – fatemi capire – quegli stessi personaggi che eleggono a vessillo della loro campagna elettorale la famiglia, quella vera, composta ovviamente da uomo e donna atti a generare figli, che elevano la famiglia a primo e fondamentale nucleo sociale, che credono nella famiglia come massima istituzione da tutelare e proteggere, ora non si fanno il minimo scrupolo a ridurla a quattro mura, purché di proprietà. Un concetto squisitamente nonsense. La famiglia è fatta di amore, di tempo speso volentieri a parlare, di tempo speso malvolentieri a discutere, di compleanni festeggiati tutti insieme, di problemi e sofferenze condivisi, di mattine di Natale svegliati alle 7 dalla sorellina che vuole aprire i pacchetti, di pomeriggi passati in montagna con il proprio papà e di mamme che ti preparano la colazione quando ti devi faticosamente alzare presto per andare a scuola. A volte, anche di genitori che la preziosissima casa di proprietà dei loro sogni la vendono pur di mandare i figli all’Università. Questo, e tanto altro, è famiglia, e spacciarla per altro è un misero tentativo di giustificare il fatto che un immobile è tutto ciò che si è riusciti a passare ai propri discendenti.

Le elezioni si avvicinano, come sempre specchio di quello che è la popolazione italiana, o di quello che qualcun altro le fa credere di essere. La mia letterina, l’ho scritta. Speriamo che questo Babbo Natale fuori stagione riesca a non deludermi più di tanto!

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