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Riscoprire la fede nello spirito natalizio quando, inaspettatamente, ti trovi a dover fare una fototessera che – miracolosamente e al primo tentativo – tira fuori la bellezza da un sorriso a bocca chiusa, da una barba non fatta e soprattutto dall’assenza dei miei fedeli occhiali da vista, che mi accompagnano sempre e nascondono almeno in parte le mie perenni occhiaie. Caro Babbo Natale, ora finalmente so che nel resto dell’anno fai il fotografo!

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Questo prova che Santa Claus esiste e che noi, sempre noi, gli irriducibili della satira e della battuta facile, siamo in realtà dei gran cuori teneri! Evviva il Natale, evviva queste piccole grandi emozioni da condividere!

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N.d.A. e noi condividiamo questa riscoperta vena di commozione in una nuova ribrichina che dice tutto in una parola, come Marco Mengoni: “l’essenziale”.

Festa di Primavera in Borromeo. L’aspettativa era tanta, sembrava dovesse essere l’evento della stagione, dell’anno, quando non del secolo. Party chic, spocchioso, in un ambiente maestoso che certamente facilitava il compito di creare un’atmosfera ad effetto. Lista vip e sistema di sicurezza degno di una banca mondiale, liberatorie da firmare per un progetto fotografico senza precedenti per una festa di primavera. Gli ingredienti per un cocktail esplosivo c’erano tutti, ma miscelarli nel modo migliore e shakerare con energia si è rivelato più difficile del previsto. Insomma, le proiezioni sulla facciata erano davvero belle (a parte le note in stile “festa della maturità”), con l’impressione dell’acqua color verde petrolio che danzava sulle pareti, la pasticceria era francamente prelibata e il moscato andava giù che era un piacere, la fauna è stata interessante come al solito, ma nel complesso credo ci siano stati non pochi problemi organizzativi, se non altro di tempistica. Noi siamo arrivati intorno alle 22 e ad attenderci c’era una coda quasi chilometrica. Dopo aver superato i vari cancelli e livelli che ci separavano dal giardino all’italiana dove si svolgeva l’evento, dopo un primo drink d’apertura, abbiamo giustamente cercato di accaparrarci qualcosa da mettere sotto i denti, rimanendo tuttavia a bocca aperta di fronte all’assoluta mancanza di cibo. Dopo – quanto? – diciamo un’ora di festa, non era rimasto altro che qualche sparuto grissino, due pasticcini e degli spiedini di frutta, prontamente presi di mira e spazzolati dalla mano più veloce. Affamati come tanti altri (tant’è che ad un certo punto abbiamo anche socializzato con una coppia che aveva rubato un pacco dei fantomatici grissini), ci siamo quindi diretti allo stand dei vini, fino a quando non abbiamo commesso il madornale errore di posare il bicchiere e ci siamo sentiti dire che senza quello non potevamo più essere serviti, perché le scorte di calici erano finite.

Bene! Passiamo allora ad osservare cosa ci gira intorno, tanto per fare qualcosa, mentre la musica si prende una meritata pausa di 20 minuti. Meringhe a profusione, che se non fosse stato per la repulsione al cannibalismo avremmo anche potuto mangiare, tute semitrasparenti e calze a “centrino della nonna”, vestiti con frange in stile charlestone, abiti lunghi a pieghe fini in diverse varianti di colore (c’erano la gialla, l’azzurra e la verde, tre inseparabili amiche), vesti con strascico alla “Luisa Spagnoli ha colpito ancora”, alternate ed accoppiate a specie di burqa con stola annessa adatti al peggiore funeral party, travestimenti da Minnie e chi più ne ha più ne metta. Aggiungiamo in coda i falsi (o veri) gioielli Swarovski multistrato e docce di profumo alla vaniglia, che insieme hanno attentato alla sopravvivenza di ben due dei nostri cinque sensi. Almeno dal punto di vista del divertissement socio-culturale non siamo stati delusi, ma si sa che il pavese medio, di nascita o acquisito, dà tutto il meglio di sé allo sbocciare della primavera. Forse per questo il fotografo che tutti attendevamo non si è fatto vedere troppo in giro.

Lasciamo stare il settore disco, perché forse ormai siamo troppo vecchi per apprezzare appieno certe tirate heavy-techno (anche se ritengo che almeno qualche pezzo commerciale ogni tanto non avrebbe ucciso nessuno). Alla fine mi dispiace dover smontare così una festa che l’anno scorso mi aveva tanto entusiasmato, ma il fatto è questo: ad un party del genere, con circa 1200 persone che hanno pagato fior di euro per il biglietto, non possono finire cibo e bicchieri prima della mezzanotte. A questo punto ci sarebbe stata bene anche una scena alla Cenerentola, con cavalli che diventano topolini e carrozze che si mutano in zucche o, perché no, in pizzette e patatine.

§gloria§